venerdì 24 giugno 2011

…E CONTINUANO A CHIAMARLA “EMERGENZA RIFIUTI”


Roma, 24 giugno 2011

Molti Comuni del Lazio tra qualche giorno potrebbero non avere più un luogo dove far scaricare i propri rifiuti. Il 28 giugno scade l’ennesimo ultimatum dei gestori delle discariche, visto che un elenco lunghissimo di comuni del Lazio continua a non pagare il servizio di trattamento e smaltimento dei rifiuti nelle discariche regionali. Anche Roma fa parte di questo elenco, ma sembra che una pezza sia stata messa all’ultimo momento: la giunta Alemanno ha deciso di pagare 50 dei 70 milioni di euro che l’amministrazione della capitale doveva pagare, al fine di aprire un tavolo negoziale e di scongiurare, per il momento, la cosiddetta emergenza rifiuti almeno a Roma.
E tutti gli altri comuni? Ci sono anche comuni abbastanza grandi, come Latina e Terracina.

Nonostante il grave pericolo che incombe sulla salute di milioni di cittadini laziali, il Partito Umanista non accetta che questa dei rifiuti continui ad essere definita “emergenza”.

Le situazioni d’emergenza sono quelle che derivano da eventi non prevedibili, quali possono essere i terremoti, o talmente rapidi nella loro evoluzione che, nonostante la loro possibile prevedibilità, mettono in ginocchio intere popolazioni nel giro di poche ore, quali per esempio le esondazioni dei fiumi o le frane.
Quella dei rifiuti, invece, non può essere considerata un’emergenza perché la grave situazione attuale era altamente prevedibile ed è il risultato di un lento e cronico processo.

Diversi possono essere i motivi per cui si continua a definire emergenza ciò che emergenza non è:
1. Non si vogliono ammettere le gravi inadempienze della cosiddetta classe politica, tutta protesa a prendere solo e soltanto decisioni che portino un immediato consenso, invece di approntare dei veri e propri piani a media e lunga scadenza che risolvino definitivamente problemi come quello dei rifiuti.
2. Si spinge la popolazione verso l’esasperazione, al fine di creare il giusto clima che permetta di accettare anche soluzioni che sono peggio del problema, come inceneritori, termovalorizzatori e apertura di altre discariche, con grande soddisfazione di chi su tutto questo imbarca soldi a palate, anche mediante delle vere e proprie truffe come quella dell'incentivazione degli impianti energetici secondo il provvedimento CIP6/92.
3. Si scarica la responsabilità di questo disastro, che è tutta politica, sulle popolazioni, condannando come atti di egoismo le proteste dei cittadini che non accettano l’apertura di discariche o la costruzione di impianti di incenerimento nel loro territorio.
4. Non si vuole adottare o non c’è la capacità di adottare una politica realmente democratica, visto che la cittadinanza non viene mai previamente informata di decisioni che vengono prese sulla propria pelle, né tantomeno viene consultata sulle possibili soluzioni. I cittadini devono solo votare quando viene chiesto loro di farlo. Per tutto il resto devono stare zitti perché c’è chi lavora per loro. Nel caso venisse loro in mente di protestare potrebbero anche ritrovarsi i militari sotto casa, come già è successo in Campania.
5. Mantenere vivo il problema dei rifiuti, invece di pianificarne la soluzione, ha permesso a politici più o meno corrotti di rivenderlo alla criminalità organizzata, che ha costruito sui rifiuti affari, a dir poco, enormi.

Altro che emergenza rifiuti! Qui si tratta di una totale assenza della vera politica, quella che nasce da un reale interesse per la collettività. La vera emergenza è rappresentata dall’assenza di politica.
Quella politica che, se ci fosse, non avrebbe alcuna difficoltà ad individuare nella raccolta differenziata dei rifiuti l’unica soluzione. C’era tutto il tempo per pianificarla e attuarla, ma per i motivi suddetti nulla è stato fatto da quella che alcuni si ostinano ancora a chiamare classe politica. I decenni sono passati e oggi ci ritroviamo con un problema che nel frattempo è diventato enorme e che ha già inquinato grandi aree della nostra terra.

Una politica che ha attivamente contribuito all’invasione delle nostre strade e delle nostre campagne di rifiuti – guadagnandoci pure in molti casi – non può che essere considerata anch’essa un rifiuto e come tale andrebbe trattata. Un po’ di spazio nei cassonetti c’è ancora.

PARTITO UMANISTA
Roma

Nessun commento:

Posta un commento