sabato 5 maggio 2018

La guarigione della sofferenza

Il 4 maggio del 1969 a Punta de Vacas, in un luogo impervio e lontano da ogni centro abitato, al confine fra Argentina e Cile, venne pronunciato il discorso che riportiamo integralmente, denominato La guarigione della sofferenza. Mario Rodríguez Cobos, Silo, pronunciò quel discorso. Quelle parole furono d'ispirazione per la nascita del Movimento Umanista nel Mondo.



«Se sei venuto ad ascoltare un uomo che si suppone trasmetta la saggezza, hai sbagliato strada, perché la saggezza non si trasmette né attraverso i libri né attraverso i discorsi; la vera saggezza sta nel fondo della tua coscienza, così come l’amore vero sta nel fondo del tuo cuore.


Se sei venuto spinto dai calunniatori e dagli ipocriti ad ascoltare quest’uomo con il fine di usare ciò che ascolti come argomento contro di lui, hai sbagliato strada, perché quest’uomo non è qui per chiederti niente né per usarti, perché non ha bisogno di te.


Ascolti un pover’uomo che non conosce le leggi che reggono l’Universo, che non conosce le leggi della Storia, che ignora le relazioni che legano i popoli. Quest’uomo si dirige alla tua coscienza lontano dalle città e dalle loro malsane ambizioni. Là, nelle città, dove ogni giorno è un affanno troncato dalla morte, dove all’amore succede l’odio, dove al perdono segue la vendetta, là, nelle città degli uomini ricchi e poveri, là, negli immensi campi degli uomini, si è posato un manto di sofferenza e di tristezza.


Soffri quando il dolore morde il tuo corpo. Soffri quando la fame si impadronisce del tuo corpo. Ma non soffri solo per il dolore immediato o per la fame che il tuo corpo sente; soffri anche per le conseguenze delle malattie che colpiscono il tuo corpo.


Silo nel 2004 a Punta de Vacas.
Devi comprendere che la sofferenza è di due tipi; c’è una sofferenza che sorge in te a causa della malattia (e che può retrocedere grazie al progresso della scienza, così come la fame può retrocedere grazie, invece, al trionfo della giustizia). E c’è un’altra sofferenza che non dipende dalla malattia del corpo ma che da essa deriva: se sei paralizzato, se non puoi vedere, se non puoi udire, soffri; tuttavia, anche se deriva dal tuo corpo, questa sofferenza è della tua mente.


C’è dunque un tipo di sofferenza che non può retrocedere di fronte al progresso della scienza né di fronte al progresso della giustizia. Questo tipo di sofferenza, che è strettamente legato alla tua mente, retrocede di fronte alla fede, di fronte alla gioia di vivere, di fronte all’amore. Devi sapere che questo tipo di sofferenza è sempre basato sulla violenza che si trova nella tua coscienza. Soffri perché temi di perdere ciò che hai, soffri per ciò che hai perduto o per ciò che disperi di poter raggiungere. Soffri perché non hai, o perché hai paura... Ecco i grandi nemici dell’uomo: la paura delle malattie, la paura della povertà, la paura della morte, la paura della solitudine. Queste sono tutte sofferenze proprie della tua mente; tutte denunciano la violenza interna, la violenza che esiste nella tua mente. Considera che questa violenza deriva sempre dal desiderio. Quanto più violento è un uomo, tanto più grossolani sono i suoi desideri.


Vorrei raccontarti una storia accaduta molto tempo fa.


C’era un viaggiatore che doveva fare un lungo cammino. Così attaccò il suo cavallo al carro ed iniziò il viaggio; aveva un limite fisso di tempo per giungere alla sua lontana destinazione. Chiamò l’animale “Necessità” ed il carro “Desiderio”; chiamò una ruota “Piacere” e l’altra “Dolore”. Il viaggiatore conduceva il suo carro ora a destra ora a sinistra, ma non perdeva mai di vista la sua meta. Quanto più velocemente procedeva il carro, tanto più rapidamente si muovevano le ruote del piacere e del dolore, che erano unite dallo stesso asse e trasportavano il carro del Desiderio. Poiché il cammino era molto lungo il nostro viaggiatore si annoiava: decise allora di decorare il carro adornandolo di ogni cosa bella, e così fece. Ma il carro del Desiderio quanto più fu coperto di ornamenti tanto più divenne pesante per la Necessità che lo trainava. Ed infatti nelle curve e sugli erti pendii il povero animale si accasciava, non potendo trascinare il carro del Desiderio. E sulle strade sabbiose le ruote del Piacere e della Sofferenza affondavano. Un giorno il viaggiatore disperò di arrivare a destinazione perché il cammino era ancora molto lungo e la meta ancora molto lontana. Allora, quando scese la notte, decise di meditare; e mentre meditava udì il nitrito del suo cavallo. Comprese il messaggio che questo gli inviava e così, la mattina seguente, liberò il carro di tutti gli ornamenti, lo alleggerì di tutti i pesi, e quella stessa mattina, molto presto, cominciò a trottare con il suo animale, avanzando verso la sua destinazione. Ma il tempo che aveva perduto era ormai irrecuperabile. La notte seguente tornò a meditare e un nuovo avvertimento del suo amico gli fece comprendere che ora doveva affrontare un nuovo compito; e questo compito era doppiamente difficile perché significava il suo distacco, la perdita del suo attaccamento. Di buon mattino sacrificò il carro del Desiderio. E’ certo che così facendo perse la ruota del Piacere; però, con essa, perse anche la ruota della Sofferenza. Montò in groppa all’animale della Necessità e cominciò a galoppare per le verdi praterie fino ad arrivare alla sua destinazione.


Considera come il desiderio ti può limitare. Ci sono desideri di differente qualità. Ci sono desideri grossolani e ci sono desideri elevati. Eleva il desiderio! Supera il desiderio! Purifica il desiderio! Così facendo dovrai sicuramente sacrificare la ruota del piacere ma con essa perderai anche la ruota della sofferenza.


La violenza nell’uomo, mossa dai desideri, non rimane racchiusa nella sua coscienza, come una malattia, ma agisce anche nel mondo degli altri uomini, si esercita sul resto degli esseri umani. Non credere che quando parlo di violenza io mi riferisca solo alla guerra ed alle armi con cui gli uomini distruggono gli uomini: questa è una forma di violenza fisica. C’è una violenza economica. La violenza economica è quella che ti fa sfruttare l’altro; eserciti violenza economica quando derubi l’altro, quando non sei più il fratello dell’altro ma un animale rapace nei confronti del tuo fratello. C’è anche una violenza razziale. Credi di non esercitare violenza quando perseguiti un altro perché è di razza differente dalla tua? Credi di non esercitare violenza quando lo diffami perché è di razza differente dalla tua? C’è una violenza religiosa. Credi di non esercitare violenza quando non dai lavoro a qualcuno, o gli chiudi la porta in faccia, o lo allontani da te perché non è della tua religione? Credi di non essere violento quando rinchiudi tra le sbarre della diffamazione chi non professa i tuoi princìpi? Quando lo costringi a rinchiudersi nella sua famiglia? Quando lo costringi a rinchiudersi tra i suoi cari perché non professa la tua religione? Ci sono poi altre forme di violenza, quelle imposte dalla morale filistea.


Tu vuoi imporre il tuo modo di vivere ad altri, tu devi imporre la tua vocazione ad altri... Ma chi ti ha detto che sei un esempio da seguire? Ma chi ti ha detto che puoi imporre ad altri un modo di vivere solo perché è quello che piace a te? Da dove viene lo stampo, da dove viene il modello perché tu voglia imporlo?... Questa è un’altra forma di violenza. Puoi porre fine alla violenza, in te e negli altri e nel mondo che ti circonda, unicamente con la fede interiore e la meditazione interiore. Le false soluzioni non possono porre termine alla violenza. Questo mondo sta per esplodere e non c’è modo di porre termine alla violenza! Non cercare false vie d’uscita! Non c’è politica che possa risolvere questa folle ansia di violenza. Nel pianeta non c’è partito né movimento che possa porre termine alla violenza. Con false soluzioni non è possibile estirpare la violenza che è nel mondo... Mi dicono che i giovani, alle più diverse latitudini, cercano false vie d’uscita per liberarsi della violenza e della sofferenza interiore e si rivolgono alla droga come ad una soluzione. Non cercare false vie d’uscita per porre termine alla violenza.


Fratello mio: segui regole semplici, come sono semplici queste pietre, questa neve e questo sole che ci benedice. Porta la pace in te e portala agli altri. Fratello mio, là nella storia c’è l’essere umano che mostra il volto della sofferenza: guarda quel volto pieno di sofferenza... ma ricorda che è necessario andare avanti, che è necessario imparare a ridere e che è necessario imparare ad amare.


A te, fratello mio, lancio questa speranza; questa speranza di gioia, questa speranza di amore affinché tu elevi il tuo cuore ed elevi il tuo spirito, ed affinché non dimentichi di elevare il tuo corpo.»