I
cittadini romani e laziali stanno subendo, da alcuni anni a questa parte, un
grave attacco da parte delle istituzioni locali e nazionali attraverso tagli di
spesa alla sanità pubblica, tali da mettere seriamente in discussione ciò che
viene considerata un’assoluta priorità dalla stessa Costituzione italiana: la
tutela della salute di tutti i cittadini.
I
suddetti tagli sono stati sempre ufficialmente considerati come assolutamente
necessari se si voleva garantire il servizio di sanità pubblica, visti i debiti
accumulati nel corso degli anni.
Sta
di fatto però, che mentre si tagliava di qua e di là, la borsa dei fondi per la
sanità pubblica continuava a perdere soldi da buchi che nessuno ha mai voluto
vedere.
Così
è successo all’ospedale universitario più grande d’Europa, l’Umberto I di Roma,
secondo la relazione che l’attuale direttore generale dell’azienda ospedaliera
ha inviato alla Corte dei conti.
Secondo
questo dossier dal 1999 a oggi, attraverso promozioni a qualifiche superiori senza
concorso e senza copertura finanziaria, gare d’appalto mai eseguite, proroghe
di contratti di affidamento dei servizi senza alcun controllo e acquisti
milionari di farmaci e protesi senza bandi, si è prodotto un enorme danno
erariale, con debiti e deficit di centinaia di milioni di euro difficilmente
gestibili.
Centinaia
di milioni che potevano essere spesi per migliorare il servizio sanitario
pubblico e che invece sono stati rubati dai famelici interessi privati di una
minoranza che non si sazia mai. Soldi che potevano contribuire ad evitare la
chiusura di interi reparti ospedalieri, come ancora sta succedendo, per
esempio, in un altro grande ospedale di Roma, il San Filippo Neri, dove 100
pazienti reumatici, in piena terapia in corso, dovranno curarsi in un altro
centro per la chiusura del reparto che li ospitava, con un alto rischio di
ripresa della malattia grave di cui soffrono.
Finiamola,
quindi, con la favola che da troppi anni ci stanno raccontando. La favola
secondo cui non si può garantire a tutti i cittadini un servizio sanitario
gratuito e di buona qualità perché non ci sono i soldi. Non è vero. Non ci
abbiamo mai creduto e, visti i fatti, non ci crederemo mai.
La
verità è chiara e semplice: la stragrande maggioranza dei cittadini paga le
tasse e queste tasse sono più che sufficienti per garantire ciò che è previsto
dalla Costituzione: una sanità, e anche un’istruzione, per tutti, senza
discriminazioni di tipo economico, e di ottima qualità.
Se
non è questo che succede, vuol dire che altri interessi, di piccole minoranze,
stanno succhiando le risorse, a discapito delle esigenze di tutti.
Roma,
06.03.2014
Partito Umanista
Roma
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