Cercare di risolvere l’emergenza abitativa di Roma con delle strutture prefabbricate che andrebbero dislocate in zone periferiche della città è più che una scelta scellerata: è ignobile. La motivazione, anch’essa, è inconcepibile. La città di Roma possiede più di 250.000 alloggi sfitti i quali non sono di proprietà di privati, del vicino di pianerottolo che si è comprato la seconda casa per i figli o per un investimento proprio: si tratta di alloggi della grande proprietà, dei palazzinari.
Costruttori, immobiliaristi (palazzinari, per l’appunto) che mantengono le case sfitte per giocare ad alzare e abbassare i valori del mercato immobiliare, determinando il prezzo degli affitti o della vendita di questa o quella zona di Roma.
Ebbene la Raggi si pone in continuità con le politiche degli ultimi 30 anni, rincarando la dose, proponendo dei fabbricati come soluzione “temporanea”.
La situazione avrebbe del grottesco se non fosse reale, come purtroppo è. Ma tant’è: l’ultima politica abitativa riguardo alloggi di edilizia popolare della città di Roma risale a Petroselli.
Di tempo ne è ben passato, e gli effetti li vediamo ogni giorno.
Il PU denuncia la situazione proponendo di censire quelle case sfitte e di requisirle ai grandi gruppi che speculano su di esse: troppo è stato dato ai palazzinari, niente alle persone.
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