L’11 novembre scorso c’è stato un referendum sulla
privatizzazione del trasporto pubblico a Roma.
Sei andato a votare? E che importanza ha?
Non sei andato a votare? E che importanza ha?
Hai votato Sì? Hai votato No? E che importanza ha?
Il processo di privatizzazione va avanti, comunque.
L’assessorato alla Città in Movimento di Roma Capitale ci fa sapere che è stato indetto un Bando per
affidare due lotti, rispettivamente di 16,2 e 13,7 milioni di
vetture/chilometro annue, ad aziende private.
Si continua quindi a puntare sul privato per il
trasporto su gomma nelle aree periferiche.
D'altra parte, già oggi, in alcune aree periferiche della
città il trasporto pubblico locale non è gestito direttamente dal pubblico, con
conseguenze assolutamente negative, sia per i lavoratori che per i cittadini.
Infatti, in periferia, i bus gestiti dai privati già
esistono. Come funzionano? Chiediamolo a chi, in periferia, attende un'ora e
mezza alla fermata e ai lavoratori che non vengono pagati regolarmente.
Quindi la privatizzazione va avanti.
Nonostante il M5S si sia espresso per il No al referendum e
ha in mano l’amministrazione capitolina, non c’è politica che tenga: la
privatizzazione va avanti.
Perché quindi meravigliarsi quando la maggioranza dei
cittadini dimostra di non avere più fiducia nella politica, quando questa, sia
a livello locale che nazionale, si dimostra così succube degli interessi di chi
vuol fare affari sulla loro pelle?
Ecco perché la stragrande maggioranza degli elettori non ha
ritenuto utile andare a votare al referendum dell’11 novembre.
Perché dovrei dire Sì o dire No, quando chi dovrebbe tener
conto della mia opinione non lo fa?
Roma, 25 novembre 2018