Ancora
una volta non ce l’hanno fatta. La maggioranza dei consiglieri della regione
Lazio non ce l’ha fatta a rinunciare ai vitalizi così come sono previsti, cioè a
un assegno a vita al compimento dei 50 anni di età.
Non
è bastato lo scandalo che ha coinvolto la giunta precedente e che ha costretto
alle dimissioni Renata Polverini.
Non
basta nemmeno la consapevolezza del fatto che ormai in Italia si contano 6
milioni di poveri, con un aumento del loro numero del 25% nel giro di un solo
anno.
Che
cosa deve succedere ancora per convincere politici ed ex-politici che certi
privilegi non sono più giustificati? Probabilmente sono talmente dipendenti dal
tenore di vita che sono riusciti a conquistare approdando al mondo della
politica che ormai solo un serio programma di disintossicazione potrebbe
riportare queste persone a quel minimo livello di lucidità che permetterebbe
loro di rendersi finalmente conto della realtà che li circonda.
Solo
per la regione Lazio si contano ben 267 ex-consiglieri che riceverebbero,
raggiunta la “ragguardevole” età di 50 anni, una pensione talmente pesante da
costare alle casse della regione, e quindi di tutti i cittadini laziali, ben 20
milioni di euro all’anno. In media quasi 75mila euro all’anno per ogni
ex-consigliere, più di 6mila euro al mese, mentre milioni di “veri” pensionati devono
aspettare, dopo una vita di lavoro, un’età ben maggiore per ricevere pensioni a
dir poco ridicole.
Se
solo si pensa che a fronte di tanti “comuni cittadini” che devono lavorare
quarant’anni e più per andare in pensione ci sono alcune centinaia di
privilegiati a cui basta aver scaldato un seggio al consiglio regionale per
ricevere pensioni che al confronto possiamo ben definire “d’oro”, l’indignazione
è inevitabile.
La
proposta a questo punto può essere solo una: non possono più decidere gli
stessi consiglieri sul loro trattamento economico. Non sono in grado di
prendere le giuste distanze dai propri interessi a favore del bene comune, così
come dovrebbe essere normale per chi si occupa di politica.
A
questo punto solo i cittadini, direttamente, hanno il diritto di decidere sui
compensi e sugli eventuali vitalizi che dovrebbero ricevere coloro che gli
stessi cittadini hanno eletto a loro rappresentanti. Da questo punto di vista
tutti gli elettori sono, per coloro che dovrebbero rappresentarli, i legittimi datori
di lavoro.
Oltre
a guadagnarne le casse delle pubbliche istituzioni, ne guadagnerebbe anche la
nostra democrazia. Perché non c’è democrazia se non c’è giustizia sociale e non
c’è giustizia sociale se non c’è una reale democrazia.
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