L'Istat aggiornando gli indicatori dell'Agenda Onu 2030
sullo sviluppo, in occasione della conferenza nazionale di statistica, rileva
che "nel 2016, con il 19,1% del reddito disponibile per il 40% più povero
della popolazione (indicatore utilizzato da Eurostat per confrontare i livelli
di disuguaglianza tra i paesi Ue), l'Italia si pone al di sotto della media
europea che, a sua volta, è diminuita nel tempo, passando dal 21,1% del 2011 al
20,9% del 2016".
La povertà in Europa "si mantiene stabile" nel
2016 rispetto al 2015, mentre in Italia "la popolazione a rischio di
povertà o esclusione sociale è pari al 30% (18.136.663 individui), in aumento
rispetto all'anno precedente: l'obiettivo di Europa 2020 rimane quindi molto
lontano".
Le disparità regionali sono molto ampie. Nel Mezzogiorno è a
rischio di povertà o esclusione sociale quasi la metà degli individui (46,9%)
contro uno ogni cinque del Nord (19,4%).
Nel 2017
in Italia si stima siano 5 milioni e 58mila gli
individui in povertà assoluta (8,4% della popolazione). Le condizioni dei
minori rimangono critiche: l'incidenza di povertà assoluta tra di essi è pari
al 12,1%; in peggioramento la condizione di giovani, adulti e anziani.
Il
problema fondamentale è che gli emarginati non rendono e in questo modello socioeconomico,
basato sulla competitività e la produttività, nessuno è disposto a pagare per
il loro inserimento, anzi, al contrario, ne alimenta l’emarginazione.
Per
gli umanisti la solidarietà non è un concetto limitato da criteri economici, ma
piuttosto un concetto che si riferisce a tutti gli esseri umani e in modo
particolare a tutti quelli che si trovano in difficoltà per qualsiasi
ragione e in qualsiasi momento della propria vita.
Riprendendo
lo spirito che animò la stesura della Dichiarazione dei Diritti Umani nel 1948,
gli umanisti auspicano un'applicazione immediata delle aspirazioni lì
enunciate, come primo passo di una storia finalmente umana.
In
pratica il Partito Umanista propone:
1)
Creazione di organi adeguati, che si occupino specificamente della tematica in
quanto a coordinamento, finanziamento, controllo, proposta e implementazione di
progetti all’interno degli enti locali e in modo particolare dei Comuni.
2) Reddito
sociale garantito.
3) Fondo
per la Solidarietà Sociale, con l’obiettivo di creare una rete di credito indipendente
dalle banche e a tasso d’interesse zero.
4) Inserimento,
nei programmi educativi pubblici e privati fin dalla scuola primaria, delle tematiche
relative alla solidarietà sociale.
5) Creazione
di corsi professionali per la preparazione di addetti alla solidarietà sociale,
inclusi specialisti in campi specifici quali psicologi, animatori, medici e paramedici,
esperti di problemi dell’infanzia e degli anziani, ecc.
6)
Mantenimento e rafforzamento del Servizio Civile, in alternativa alla carriera
militare e a parità di trattamento economico, con compiti di solidarietà
sociale e di assistenza.
7) Immediata
creazione di un corpo di medici, assistenti sociali, psicologi, ecc., oltre ad
un effettivo aumento delle risorse umane nei servizi già predisposti, che
operino in base al territorio con il compito specifico di seguire pazienti con
difficoltà d’inserimento sia fisico che psicologico.
8) Creazione
di spazi adatti alla socializzazione e all’espressione sociale di tutte le
persone, con particolare riguardo a quelle con difficoltà di inserimento, utilizzando,
per esempio, le strutture delle scuole che sono oggi inutilizzate per almeno la
metà del tempo, oltre a tutti gli edifici di proprietà di enti pubblici oggi
inutilizzati.
9) Priorità
assoluta nelle voci del bilancio dello Stato alla solidarietà sociale rispetto
ad altre voci (per esempio la Difesa).
10) Introduzione,
a livello nazionale, di un contributo (equiparato alle tasse applicate ai dipendenti
e alle imprese), applicabile alle transazioni speculative nel mercato dei valori.
In questo modo si verrebbe a creare il fondo necessario all’assolvimento delle proposte
elencate finora.
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