L’Italia è uno dei paesi
dove maggiore è la speranza di vita alla nascita. Dagli anni ’70 sono diminuite
le malattie cardiovascolari, la mortalità infantile e sono state debellate
molte malattie infettive. Ma le disuguaglianze riguardo allo stato di salute
non sono diminuite e, al contrario, sono addirittura aumentate: le persone più
abbienti e con maggior reddito hanno una speranza di vita più alta e sono soggette
a meno malattie e disabilità che i poveri.
L’obiettivo delle
riforme sanitarie degli ultimi decenni è stato quello di far quadrare i conti e
per questo sono state introdotte vere e proprie “regole di mercato” con il pretesto
di aumentare l’efficienza del servizio.
Il peso crescente della
spesa sanitaria privata, l’introduzione di meccanismi di gestione privatistici,
l’aumento dei ticket, le campagne di diffamazione indiscriminata della sanità pubblica,
il prevalere delle ragioni di bilancio su quelle della salute della popolazione,
hanno il loro correlato nel deterioramento delle condizioni di lavoro degli
operatori medici e infermieri e nella grave carenza di cure per i malati
cronici, gli immigrati, i poveri, i disoccupati, le persone a basso reddito e
tutti coloro che non possono permettersi le cure di un centro specializzato
privato.
Proposte
- La gratuità e la buona
qualità dei servizi sanitari devono essere garantiti per tutti gli abitanti.
- La Salute è un diritto
acquisito al momento della nascita e in nessun caso può diventare un affare economico.
- No a qualsiasi forma
di privatizzazione, aperta o mascherata, della Sanità.
- Abolizione
dell’aziendalizzazione e di tutti i ticket (partecipazioni al costo) per le prestazioni
sanitarie, siano essi in base al tipo di servizio o al reddito.
- La quota del PIL
destinata agli investimenti (che non si chiameranno più “spese”) nella Sanità
dovrà corrispondere ad una percentuale calcolata per garantire buona qualità e
gratuità dei servizi sanitari per tutti gli abitanti, con un maggiore apporto
alla quota destinata alla prevenzione e alla ricerca.
- Le ASL (Aziende
Sanitarie Locali) si trasformeranno in ASD (Aziende Sanitarie Democratiche),
decentrate uniformemente sul territorio, con risorse gestite direttamente (e non
assegnate dalla Regione) secondo la quota capitaria assegnata dal SSN. La gestione
delle ASD sarà in mano a tutti coloro che operano in essa (personale medico,
infermieristico, tecnico, ecc.) e a rappresentanti degli abitanti destinatari
del servizio in quel distretto.
- Il medico di base avrà
un massimo di 500 assistiti a parità di salario.
- Assunzione di tutti i
medici disoccupati per adibirli a: attività di prevenzione ed educazione
sanitaria (scuole); servizi a domicilio e territoriali per anziani, malati psichiatrici.
- Abbattimento (grazie
soprattutto alla riforma delle ASD) dell'80% delle procedure burocratiche.
- Potenziamento
dell'Assistenza Domiciliare.
- Attività di
prevenzione e di diagnosi precoce in tutti gli ambienti sociali.
- Per tutti gli
stranieri gli stessi diritti e le stesse opportunità dei cittadini italiani.
- Riconoscimento e
regolamentazione delle medicine alternative, come complemento della medicina convenzionale
all'interno del sistema sanitario pubblico e gratuito.
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