lunedì 31 dicembre 2018

TAGLI ALLE ATTIVITÀ DI CURA DEI CENTRI DI SALUTE MENTALE DI ROMA. CHE DEVE SUCCEDERE ANCORA PER CHIEDERE LE DIMISSIONI DELLA RAGGI?


"Governo del cambiamento"? "Manovre del popolo"? Tutte chiacchiere, buone soltanto a fare propaganda, cioè l'unica cosa che il M5S ha dimostrato di saper fare.
La giunta Raggi ha regalato ai cittadini romani un'altra perla.
Con la solita scusa, ereditata dalla vecchia politica, della carenza di risorse finanziarie, ha deciso di tagliare le spese finora destinate a cofinanziare i progetti per la realizzazione delle attività culturali, sportive e risocializzanti dei Centri di salute mentale per l'anno 2019.
Le suddette attività fanno parte dei progetti di cura delle persone affette da disturbi mentali, insieme ai trattamenti farmacologici e psicoterapeutici. Eliminare queste attività significa non curare adeguatamente queste persone. Sarebbe come privare le persone che hanno affrontato un intervento chirurgico all'apparato osteoarticolare della indispensabile riabilitazione immediatamente successiva.
Il sindaco è il primo responsabile della salute dei cittadini del proprio comune, per cui una decisione di questo genere contraddice in pieno il ruolo che la Raggi dovrebbe svolgere. In altre parole una decisione di questo genere dovrebbe comportare l'immediata richiesta di dimissioni del sindaco da parte dei partiti che stanno all'opposizione nel consiglio comunale di Roma.


domenica 23 dicembre 2018

IL GOVERNO ITALIANO VA CONTRO L’EVOLUZIONE DELLE COSE


Più passa il tempo, più l’attuale governo italiano sta dimostrando di andare contro l’evoluzione delle cose.

Tanti esseri umani stanno continuando a fuggire da condizioni di vita disumane determinate da secoli di sfruttamento da parte di paesi che fanno finta di aver dimenticato da dove proviene gran parte del loro relativo benessere economico.

Sì, perché se c’è ancora un mondo dove una piccola minoranza naviga nell’oro mentre la grande maggioranza fa fatica ad andare avanti, questo vuol dire che quella piccola minoranza ha rubato, ha sfruttato, ha impedito che la ricchezza venisse distribuita tra tutti.

Questo ha e continua ad avere delle conseguenze che determinano, appunto, l’evoluzione delle cose. E questa evoluzione non piace a chi detiene la grande maggioranza delle ricchezze. Ecco quindi che sempre più governanti stanno assumendo le sembianze di veri e propri gendarmi, che hanno come principale scopo della loro attività politica quello di fermare l’evoluzione delle cose.

Chiudere i porti alle navi che hanno salvato esseri umani da una morte certa nel Mar Mediterraneo significa andare contro l’evoluzione delle cose.

Rendere sempre più difficile la vita dei migranti nel nostro paese con un decreto che nulla ha a che vedere con la “sicurezza” significa andare contro l’evoluzione delle cose.

Sappiamo chi, nel governo, è il principale protagonista di questo tipo di politica. Ma gli altri, tutti gli altri, sono complici e quindi ugualmente responsabili. Altrimenti si sarebbero già dimessi.

Fortunatamente chi nel nostro paese appoggia questa politica è ancora minoranza. Fa la voce grossa per sembrare più grande, ma la realtà ci dice, invece, che ci sono tante persone che hanno scelto di trattare gli altri come vorrebbero essere trattati.

Il paese pullula di iniziative per aiutare fattivamente tutti coloro che sono stati sgomberati senza che sia stata data loro un’alternativa, tutti coloro che sono stati sbattuti fuori dalle mense scolastiche perché figli di stranieri, tutti coloro che sono stati affidati dai loro genitori all’incertezza del mare perché la terra dove vivono è più pericolosa del mare.

Noi non andiamo contro noi stessi, per cui non andiamo contro l’evoluzione delle cose.
Trattare gli altri come vorremmo essere trattati: questa sarà la nuova politica. Questa è evoluzione. 

mercoledì 12 dicembre 2018

VIA SALARIA: L’INCENDIO DI UN IMPIANTO, IL FUMO DELLA POLITICA


Ogni volta che succede un evento come quello dell’incendio che ha praticamente distrutto l’impianto AMA di Trattamento Meccanico Biologico dei rifiuti urbani a via Salaria a Roma sorge spontaneamente una domanda: in che cosa saranno mai impegnate le istituzioni da tenerle così lontane dalla vita reale di una città o di una nazione?
Sono passati ben sette anni e mezzo da quando sono iniziate le mobilitazioni contro un impianto che ha suscitato un importante allarme per la salute pubblica: pediatri che hanno segnalato che il 70% dei bambini della zona soffrono di problemi respiratori e che quindi sono costretti ad andare a scuola con le mascherine, aumento dell’uso di farmaci, non solo per le patologie respiratorie, ma anche per disturbi psichici e del sonno, un numero notevole di persone che lamenta bruciore agli occhi.
Non solo: centinaia di segnalazioni e denunce alla Asl e alla polizia, due inchieste aperte alla procura, una relazione dell’Arpa che segnala che in quell’impianto i rifiuti non riescono ad essere trattati completamente con una percentuale di scarti superiore al doppio di quella standard, che non avviene alcun riciclo di materiale, che c’è un indice di putrescenza di più di quattro volte superiore a quello autorizzato.
E ancora: già nel 2015 era avvenuto un incendio simile; denunce da parte dei sindacati per la mancanza di sicurezza dei lavoratori in quanto l’impianto lavorava spesso con una fossa quasi sempre piena e con una manutenzione che non si riusciva a fare; pareri di tecnici che hanno segnalato che la coabitazione di un impianto del genere con un centro abitato è impossibile; interpellanze parlamentari, infopoint, presidi, lo sciopero della Tari, i blocchi della Salaria.
Di fronte a tutto questo le istituzioni hanno solo risposto con promesse di chiusura dell’impianto, non una sola volta, ma nel 2014, a inizio 2015, a fine 2015, a inizio 2016, nel 2017, entro il 2018.
Tutte promesse mai mantenute. Solo fumo negli occhi. Fumo come quello che l’11 dicembre scorso si è sprigionato da un impianto assolutamente dannoso per migliaia di persone.
Ma oltre all’impianto, ciò che è andato in fumo è proprio la politica, sostituita, ormai da decenni, dalla semplice amministrazione delle varie emergenze, senza alcun segno anche minimo di progettualità, di programmazione. Anzi è proprio la mancanza totale di progettualità che ha reso più frequenti le emergenze.
Sono decenni che a Roma, come in gran parte del paese, si parla di nuova concezione del ciclo dei rifiuti, che implicherebbe l’incentivazione del recupero e della trasformazione degli stessi, per cui  il concetto di smaltimento verrebbe sostituito da quello di raccolta differenziata. Se si fosse cominciato a lavorare subito a questo progetto oggi non saremmo qui a chiedere alle altre regioni e ad altri paesi europei di ricevere i nostri rifiuti urbani, con tutti i rischi associati al trasporto per migliaia di chilometri di materiali potenzialmente tossici.
Non è più tempo di perdere tempo. L’incendio dell’impianto su via Salaria rappresenta l’ennesimo segnale che bisogna cominciare subito a mettere in atto le proposte che il Partito Umanista già fece nel suo programma per le elezioni comunali del 2006:
Programma comunale “Rifiuti Zero” per la riduzione dei rifiuti alla fonte con l’obiettivo di portare a zero i rifiuti non recuperati e non recuperabili, coinvolgendo i cittadini nel raggiungimento degli obiettivi.
Forte incremento e incentivazione della raccolta differenziata e aumento della differenziazione, separando tra loro i diversi tipi di metallo, vetro e materie plastiche. Agevolazioni sulla tassa rifiuti per i condomini che recuperano di più.
Incrementare il monitoraggio da parte dell’AMA e del Comune dei rifiuti prodotti dalle aziende.
Estensione a tutto il territorio comunale della raccolta dell’umido per la produzione di compost, della raccolta delle pile e batterie scariche, farmaci scaduti e materiali elettronici obsoleti.
Esclusione del ricorso agli inceneritori privi di recupero energetico, a favore del riciclaggio, compostaggio e riduzione dei rifiuti.
Informazione capillare della popolazione su come ridurre i rifiuti e aumentare il riciclaggio.
        

domenica 25 novembre 2018

L’OPINIONE DEI CITTADINI NON CONTA: A ROMA CONTINUA LA PRIVATIZZAZIONE DEL TRASPORTO PUBBLICO



L’11 novembre scorso c’è stato un referendum sulla privatizzazione del trasporto pubblico a Roma.
Sei andato a votare? E che importanza ha?
Non sei andato a votare? E che importanza ha?
Hai votato Sì? Hai votato No? E che importanza ha?
Il processo di privatizzazione va avanti, comunque.
L’assessorato alla Città in Movimento di Roma Capitale ci fa sapere che è stato indetto un Bando per affidare due lotti, rispettivamente di 16,2 e 13,7 milioni di vetture/chilometro annue, ad aziende private.
Si continua quindi a puntare sul privato per il trasporto su gomma nelle aree periferiche.
D'altra parte, già oggi, in alcune aree periferiche della città il trasporto pubblico locale non è gestito direttamente dal pubblico, con conseguenze assolutamente negative, sia per i lavoratori che per i cittadini.
Infatti, in periferia, i bus gestiti dai privati già esistono. Come funzionano? Chiediamolo a chi, in periferia, attende un'ora e mezza alla fermata e ai lavoratori che non vengono pagati regolarmente.
Quindi la privatizzazione va avanti.
Nonostante il M5S si sia espresso per il No al referendum e ha in mano l’amministrazione capitolina, non c’è politica che tenga: la privatizzazione va avanti.
Perché quindi meravigliarsi quando la maggioranza dei cittadini dimostra di non avere più fiducia nella politica, quando questa, sia a livello locale che nazionale, si dimostra così succube degli interessi di chi vuol fare affari sulla loro pelle?
Ecco perché la stragrande maggioranza degli elettori non ha ritenuto utile andare a votare al referendum dell’11 novembre.
Perché dovrei dire Sì o dire No, quando chi dovrebbe tener conto della mia opinione non lo fa?


Roma, 25 novembre 2018

domenica 18 novembre 2018

RIFIUTI A ROMA: LA GESTIONE CENTRALIZZATA HA FALLITO



La situazione disastrosa della gestione dei rifiuti è uno dei fattori che più incidono sul degrado della città di Roma. Aree sempre più numerose e sempre più ampie della nostra città sono diventate discariche a cielo aperto, alcune anche molto vicine a scuole e ospedali.

Le tonnellate di rifiuti che vengono prodotte quotidianamente a Roma sono circa 4.600, mentre la percentuale di raccolta differenziata è ferma al 43%. Come se non bastasse, l’AMA, a cui è affidata la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel comune di Roma, è in crisi profonda e proprio in questi giorni si sta cercando di evitare il suo fallimento.

Quali sono le proposte umaniste?

La nuova concezione del ciclo dei rifiuti implica di incentivare il recupero e la trasformazione degli stessi, quindi il concetto di smaltimento viene ad essere sostituito con quello di raccolta differenziata.

-          Programma comunale “Rifiuti Zero” per la riduzione dei rifiuti alla fonte con l’obiettivo di portare a zero i rifiuti non recuperati e non recuperabili, coinvolgendo i cittadini nel raggiungimento degli obiettivi.

-          Forte incremento e incentivazione della raccolta differenziata e aumento della differenziazione, separando tra loro i diversi tipi di metallo, vetro e materie plastiche. Agevolazioni sulla tassa rifiuti per i condomini che recuperano di più.

-          Incrementare il monitoraggio da parte dell’AMA e del Comune dei rifiuti prodotti dalle aziende.

-          Estensione a tutto il territorio comunale della raccolta dell’umido per la produzione di compost, della raccolta delle pile e batterie scariche, farmaci scaduti e materiali elettronici obsoleti.

-          Esclusione del ricorso agli inceneritori privi di recupero energetico, a favore del riciclaggio, compostaggio e riduzione dei rifiuti.

-          Informazione capillare della popolazione su come ridurre i rifiuti e aumentare il riciclaggio.

È evidente in queste proposte la necessità del coinvolgimento dei cittadini e per fare questo c’è bisogno di un deciso decentramento del potere decisionale. Anche la gestione dei rifiuti dev’essere decentrata, come minimo a livello municipale. La gestione centralizzata, come d’altronde per tutti gli altri problemi che ricadono sulla pelle dei cittadini, ha fatto il suo tempo e continua a dimostrare il suo irreversibile fallimento.
   
Per il Partito Umanista solo direttamente i cittadini possono decidere i modi e i tempi con cui si possono implementare, quartiere per quartiere, la raccolta differenziata, il monitoraggio dei rifiuti prodotti dalle aziende, la raccolta dell’umido e l’informazione sulle modalità di riduzione dei rifiuti e di incremento del riciclaggio. Ogni quartiere deve avere il personale del municipio corrispondente sufficiente per mettere in pratica ciò che viene deciso e il ruolo del Comune sarebbe quello di coordinare tra loro tutte le attività decise dai comitati di cittadini dei vari quartieri. 
  
Roma, 18 novembre 2018

martedì 13 novembre 2018

SGOMBERO BAOBAB: UN ATTO DI GUERRA


Non si tratta solo di razzismo. Lo sgombero della struttura di accoglienza Baobab eseguito dalle forze dell’ordine all’alba di oggi è un vero e proprio atto di guerra nei confronti dei più poveri, dei più sfruttati, delle persone che non hanno nulla e che ora non hanno nemmeno un posto dove ripararsi.
Inoltre, anche se non fosse così, non è certo andando avanti soltanto con gli sgomberi che il problema, sul piano sociale, si risolve. Nel migliore dei casi sarebbe solo un modo per non vedere il problema, per nascondere la polvere sotto il tappeto.
Come ogni governo reazionario, comunque, anche quello attuale sta svolgendo il suo mandato: cercare di disciplinare, anche con la violenza, il caos generato dagli appetiti sempre più insaziabili di chi detiene il potere economico, riducendo sempre più esseri umani in condizioni di povertà assoluta. Le persone ospiti del Baobab non erano lì per caso. Costretti a fuggire da condizioni invivibili, erano state accolte in questa struttura, nel tentativo di costruire un percorso vitale più umano.
Ma la povertà conviene a chi possiede il potere economico e più disagevoli sono le condizioni di vita, maggiori sono le possibilità di trovare persone disponibili a farsi sfruttare pur di non morire di fame. Quindi anche l’esistenza di una struttura, come il Baobab, che ospitandole riduce, anche se minimamente, il loro disagio, possono intralciare il programma di sfruttamento massivo di quante più persone possibili.
Si può facilmente dedurre che tutto questo non genera maggiore ordine e legalità, come recita la propaganda governativa, ma ulteriore tensione sociale e quindi, come nelle speranze di chi ama usare le ruspe e i blindati, maggiore repressione e violenza.
Ecco, quindi, che il cerchio si chiude. Ecco, quindi, la grande bugia. Il governo attuale che declama ogni giorno la sua indipendenza dai poteri più forti si sta rivelando per quello che realmente è: il governo più servo di tali poteri che mai si sia visto da quando esiste la Costituzione. Bisogna andare indietro al ventennio fascista per trovarne uno altrettanto servile.  
Quando questi burattini, che oggi fanno i ministri, non serviranno più, saranno bruciati. E noi, almeno in quell’occasione, non faremo da pompieri.
Nel frattempo faremo di tutto affinché la politica diventi veramente uno strumento di liberazione per l’essere umano.