martedì 21 agosto 2018
GLI UNICI STRANIERI SIETE VOI
Gli unici stranieri siete proprio voi. Sì, voi che chiudete i porti, voi che sparate a chi ha il colore della pelle diverso dalla vostra, voi che attaccate cartelli con su scritto "sporchi negri andate via".
Perché? Perché non conoscete o avete dimenticato l'unica lingua universale, quella che nasce dal riconoscere l'umanità nell'altro e in voi stessi.
Ma se sperate che qualcuno vi chiuda la porta in faccia perché siete voi gli unici stranieri, come state facendo voi, vi state sbagliando un'altra volta. Avete sbagliato palazzo. Qui non si chiude la porta in faccia a nessuno.
Carlo Olivieri - Partito Umanista
domenica 29 luglio 2018
Decreto Di Maio: non è questa la “dignità”
Ma
quale dignità? Il decreto proposto dal governo e licenziato dalla commissione
finanze e lavoro non ha nemmeno lontanamente le caratteristiche adeguate per
potersi meritare di essere affiancato da un termine così importante come “dignità”.
Sulla
situazione attuale l’analisi umanista è molto chiara. Dal Documento del
Movimento Umanista si evince che i fenomeni di razzismo e fanatismo che si
stanno verificando sempre più numerosi sono l’irrazionale reazione ad un’altra
irrazionalità: il tentativo da parte del grande capitale di disciplinare la
società per far fronte al caos che esso stesso ha determinato.
Il
neo-irrazionalismo che sembra stia prendendo il sopravvento sta, inoltre,
riducendo il margine d’azione delle forze progressiste. Come si può invertire
questa tendenza?
Per
gli umanisti è necessario rimettere al centro della discussione in seno al
popolo alcuni temi fondamentali, invece di far finta di opporsi all’irrazionalismo
dilagante con appelli alla moderazione che hanno tutto il sapore di un ennesimo
invito all’adattamento decrescente ad una democrazia formale che fa solo il gioco
del grande capitale.
Quali
sono questi temi fondamentali? Sono quelli che riguardano il rapporto tra i
fattori di produzione, cioè tra il lavoro e il capitale. Di quale dignità va
blaterando il governo, se, in piena continuità con i governi precedenti, non si
mette in discussione la regola ancora vigente su cui è basato il rapporto tra i
suddetti fattori di produzione: il profitto al capitale e il salario al
lavoratore.
Dov’è
la dignità se non si mette in discussione questa assurda regola che impone ai
lavoratori di mettere a rischio il proprio presente e il proprio futuro nei
flussi e riflussi della disoccupazione e delle crisi finanziarie, senza che
abbiano voce in capitolo nelle decisioni e nella gestione dell’azienda per cui
lavorano?
Di
quale dignità si sta parlando se non si dichiara apertamente che i rischi che
corrono i lavoratori sono la conseguenza del fatto che parti cospicue del
profitto prendono la via della speculazione finanziaria invece della via del
reinvestimento nell’azienda e della creazione di nuovi posti di lavoro?
Ecco
quindi che emerge il vero significato della parola “dignità”. Non c’è dignità
per i lavoratori se non si verifica finalmente la possibilità per loro di
compartecipare nella gestione e nella direzione dell’azienda, in modo tale da
evitare licenziamenti e chiusure fraudolente delle aziende, fuga di capitali e
deviazioni del profitto verso la speculazione.
Sulla
base di queste considerazioni, i provvedimenti che potrebbero aprire la strada
al vero rispetto della dignità di tutti i lavoratori sono le seguenti proposte
umaniste:
-
una serie di riforme economiche che consentano il PASSAGGIO GRADUALE DAL LAVORO
COME PRODUZIONE (che mira solo a una crescita esponenziale senza ragione e
senza perché) AL LAVORO COME SERVIZIO, dove la produzione non è finalizzata
solo ai beni e alle merci, ma è anche erogazione di tempo, di cura, di
relazione.
Inoltre,
di fronte allo scenario attuale, dove le grandi company fagocitano le piccole
aziende, dove il “grande capitale”, dopo aver privatizzato gli enti, si
sostituisce allo stato come fornitore di servizi mettendo la gente in una
condizione di precarietà, proponiamo:
-
LEGGE SULLA PROPRIETÀ DEI LAVORATORI NELL’IMPRESA, per consentire l'accesso dei
lavoratori alla proprietà dell'azienda per prendere parte alle decisioni.
-
LEGGE SULLA SPECULAZIONE, per riportare i capitali nelle aziende invece di
vederli finire nella speculazione.
giovedì 19 luglio 2018
LA LIBERTÀ È TERAPEUTICA
C’era
da aspettarselo. Accanto ai migranti e ai Rom, un altro bersaglio delle frecce
velenose che l’attuale ministro dell’Interno Salvini scaglia ormai
quotidianamente, non potevano non essere le persone affette da disturbi mentali.
Lo
schema è sempre lo stesso: prima il tentato innesco della paura, affermando che
in Italia ci sarebbe «una esplosione di aggressioni» da parte di «pazienti
psichiatrici», poi l’attacco reazionario, dichiarando che ci sarebbe “da
rivedere il fatto che sia stato abbandonato il tema della psichiatria e
lasciato solo sulle spalle delle famiglie italiane chiudendo tutte le strutture
di cura per i malati psichiatrici”.
Prima
che venissero chiusi i manicomi, ad opera della legge 180 del 1978 ispirata alla
corrente di pensiero messa in moto dallo psichiatra Franco Basaglia, bastava la
semplice paura di una tanto presunta quanto indimostrata pericolosità sociale
per causare l’internamento di migliaia di persone in ospedali psichiatrici che
tutto erano tranne che ospedali. Erano semplicemente un altro tipo di prigioni,
dove rinchiudere per un tempo indeterminato le persone con disturbi mentali.
Come allora, anche adesso non risulta invece alcun incremento dei reati contro
la persona commessi da queste persone.
Quasi
sempre le paure collettive sono basate sulle falsità diffuse da persone che
inseguono il potere. Così è anche nel caso delle dichiarazioni di Salvini. E
come tutte le persone che inseguono il potere, anche Salvini dimostra un
preoccupante livello di antisocialità, nel senso di non mostrare affatto alcuna
preoccupazione per le conseguenze di ciò che afferma e di ciò che fa.
Le
dichiarazioni del ministro Salvini corrono il rischio, infatti, di incrementare
il grado di autosvalutazione di cui già soffrono le persone affette da disturbi
mentali, aumentando la tendenza a nascondersi per paura dello stigma e a non
farsi curare. Senza contare l’effetto su
quelle stesse famiglie di cui sembra tanto preoccuparsi il ministro, che
potrebbero sentirsi ancor più motivate a nascondere la malattia dei parenti.
Bene
ha fatto la Società Italiana di Psichiatria a reagire alle parole del ministro
ribadendo prima di tutto che è in atto lo “sfascio progressivo di un sistema
assistenziale costruito faticosamente in 40 anni e che sta andando alla malora
per un finanziamento ridicolo, che è meno del 3,5% del totale della spesa
sanitaria italiana, mentre in paesi come Francia, Germania, Inghilterra e
Spagna si investe dal 10 al 15%”. La stessa S.I.P. ha poi duramente e giustamente
criticato il comportamento di Salvini per il fatto di aver diffuso false
notizie che non fanno altro che “aumentare paure infondate sulle persone
affette da disturbi psichici, etichettandole ingiustamente ed
indiscriminatamente come ‘pericolose’, aggravandone il già tremendo fardello
dello stigma e della discriminazione”.
Quello
stesso stigma che colpisce non solo le persone con disturbi mentali, ma tutte
le minoranze e tutti coloro che vengono etichettati come ‘diversi’.
In
sintesi, i servizi sanitari deputati alla prevenzione, alla cura e alla
riabilitazione delle persone con questo tipo di disturbi, non hanno alcun bisogno
delle parole di un ministro dell’interno che non perde occasione per infondere
paure e diffondere reazioni discriminatorie.
Ciò
di cui hanno invece bisogno è la totale e completa attuazione della legge 180,
una legge che ci invidia tutto il mondo e che è l’unica in grado di affrontare
la grande complessità rappresentata dalla malattia mentale.
Quando
il movimento ispirato al pensiero di Basaglia lottava per la chiusura dei
manicomi, c’era il coraggio di affermare che “la libertà è terapeutica”. Questa
affermazione è ancor più vera oggi, dopo 40 anni durante i quali la legge 180,
nonostante sia stata attuata solo in parte, ha comunque dimostrato che
l’emarginazione e l’internamento creano solo danni maggiori e che solo
l’accoglienza può dare inizio ad un cammino diverso per tutti coloro che già
soffrono di uno “stigma interno” e che non hanno certo bisogno di un ulteriore
stigma “esterno”.
La
legge 180 ha permesso, inoltre, grandi passi avanti nelle capacità curative
della psichiatria italiana, proprio perché ha creato le condizioni per cercare
soluzioni più efficaci ed umane rispetto a quelle semplicistiche e falsamente
rassicuranti offerte dalla possibilità dell’internamento indiscriminato nei
manicomi.
Per
cui, affinché si continui a progredire nelle capacità di prendersi cura delle
persone con disturbi mentali, è necessario che la legge 180, come d’altronde la
nostra stessa Costituzione, venga attuata completamente e non messa in dubbio
da affermazioni terroristiche e dalle relative false soluzioni securitarie dal
sapore inequivocabilmente reazionario. E per fare questo il settore della
tutela dalla salute mentale deve ricevere finanziamenti adeguati, per lo meno
dello stesso livello dei paesi europei che investono di più in questo settore.
Allora
sì che si vedrà come solo la libertà può essere veramente terapeutica.
giovedì 12 luglio 2018
LE PROPOSTE UMANISTE PER L’ISTRUZIONE
SITUAZIONE
ATTUALE, CONFLITTI E TENDENZE
- Abolizione delle tasse scolastiche.
- Potenziamento dei servizi per l'infanzia, con esaurimento delle liste d'attesa negli asili nido e nelle scuole materne.
- Ampliamento dei posti fino a soddisfare tutta la domanda e capillare diffusione della scuola pubblica per l'infanzia in tutto il paese, con livelli qualitativi omogenei.
- Riforma dei programmi di ogni ordine nel senso di: attualizzazione, relazione con l'ambiente sociale circostante, apertura alla diversità culturale, valorizzazione della soggettività.
Il momento attuale
della scuola italiana è caratterizzato dal continuo avvicendarsi di cosiddette
riforme, quasi una per ogni nuovo governo, che pretendono di essere la risposta
ideale per adeguarsi alla società e alla scuola del prossimo millennio. Queste
proposte, però, hanno tutte le caratteristiche di non cogliere i problemi di
fondo. In questa situazione continuerà la fuga dalla scuola pubblica verso
"agenzie educative" sempre più basate sulla logica del profitto.
PROPOSTE
La scuola deve essere gratuita e per tutti:
- Aumento dei
fondi destinati all'istruzione.
- Attivazione di
strumenti e fondi tesi alla realizzazione della gratuità effettiva della scuola
per lo meno nel periodo dell'obbligo scolastico: libri e materiale scolastico
di base gratuito; finanziamento a cooperative e società compartecipate che
producano libri di interesse sociale e culturale a basso costo, ecc.- Abolizione delle tasse scolastiche.
- Potenziamento dei servizi per l'infanzia, con esaurimento delle liste d'attesa negli asili nido e nelle scuole materne.
- Ampliamento dei posti fino a soddisfare tutta la domanda e capillare diffusione della scuola pubblica per l'infanzia in tutto il paese, con livelli qualitativi omogenei.
La scuola deve essere di buon livello:
- Riduzione del
numero di allievi per classe (massimo 15) e conseguente aumento del personale
docente.
- Garanzia
dell'autonomia scolastica basata sul concetto di uguali risorse per tutti e del
decentramento delle stesse sul territorio ai vari Enti (direzioni didattiche,
regioni, comuni, quartieri, associazioni di base, comitati di genitori, ecc.).- Riforma dei programmi di ogni ordine nel senso di: attualizzazione, relazione con l'ambiente sociale circostante, apertura alla diversità culturale, valorizzazione della soggettività.
L’insegnamento va considerato come attività del più
alto valore sociale:
- Riqualificazione
del personale docente, aumento e ridefinizione degli stipendi in funzione del criterio
di responsabilità sociale.
- Eliminazione di
tutte le norme che limitino di fatto la libertà d'insegnamento, di sperimentazione
e di organizzazione del lavoro.
La scuola deve integrare le diversità:
- Potenziamento
del sostegno attraverso il numero di insegnanti, corsi di aggiornamento per
temi specifici, corsi di laurea e tirocinio nelle classi.
- Creazione della
figura dell’insegnante di appoggio socio-culturale, la cui funzione sarà quella
di sviluppare e integrare le diversità culturali presenti all’interno delle classi.
L’educazione deve essere permanente:
- L'investimento
dello Stato nell'educazione dei suoi cittadini deve partire dalla loro nascita e
continuare per tutta la vita.
- Centri di
educazione permanente per permettere sia a livello personale che sociale, lo
sviluppo dell’educazione di ogni essere umano.domenica 8 luglio 2018
LE PROPOSTE UMANISTE PER LA SOLIDARIETÀ SOCIALE
L'Istat aggiornando gli indicatori dell'Agenda Onu 2030
sullo sviluppo, in occasione della conferenza nazionale di statistica, rileva
che "nel 2016, con il 19,1% del reddito disponibile per il 40% più povero
della popolazione (indicatore utilizzato da Eurostat per confrontare i livelli
di disuguaglianza tra i paesi Ue), l'Italia si pone al di sotto della media
europea che, a sua volta, è diminuita nel tempo, passando dal 21,1% del 2011 al
20,9% del 2016".
La povertà in Europa "si mantiene stabile" nel
2016 rispetto al 2015, mentre in Italia "la popolazione a rischio di
povertà o esclusione sociale è pari al 30% (18.136.663 individui), in aumento
rispetto all'anno precedente: l'obiettivo di Europa 2020 rimane quindi molto
lontano".
Le disparità regionali sono molto ampie. Nel Mezzogiorno è a
rischio di povertà o esclusione sociale quasi la metà degli individui (46,9%)
contro uno ogni cinque del Nord (19,4%).
Nel 2017
in Italia si stima siano 5 milioni e 58mila gli
individui in povertà assoluta (8,4% della popolazione). Le condizioni dei
minori rimangono critiche: l'incidenza di povertà assoluta tra di essi è pari
al 12,1%; in peggioramento la condizione di giovani, adulti e anziani.
Il
problema fondamentale è che gli emarginati non rendono e in questo modello socioeconomico,
basato sulla competitività e la produttività, nessuno è disposto a pagare per
il loro inserimento, anzi, al contrario, ne alimenta l’emarginazione.
Per
gli umanisti la solidarietà non è un concetto limitato da criteri economici, ma
piuttosto un concetto che si riferisce a tutti gli esseri umani e in modo
particolare a tutti quelli che si trovano in difficoltà per qualsiasi
ragione e in qualsiasi momento della propria vita.
Riprendendo
lo spirito che animò la stesura della Dichiarazione dei Diritti Umani nel 1948,
gli umanisti auspicano un'applicazione immediata delle aspirazioni lì
enunciate, come primo passo di una storia finalmente umana.
In
pratica il Partito Umanista propone:
1)
Creazione di organi adeguati, che si occupino specificamente della tematica in
quanto a coordinamento, finanziamento, controllo, proposta e implementazione di
progetti all’interno degli enti locali e in modo particolare dei Comuni.
2) Reddito
sociale garantito.
3) Fondo
per la Solidarietà Sociale, con l’obiettivo di creare una rete di credito indipendente
dalle banche e a tasso d’interesse zero.
4) Inserimento,
nei programmi educativi pubblici e privati fin dalla scuola primaria, delle tematiche
relative alla solidarietà sociale.
5) Creazione
di corsi professionali per la preparazione di addetti alla solidarietà sociale,
inclusi specialisti in campi specifici quali psicologi, animatori, medici e paramedici,
esperti di problemi dell’infanzia e degli anziani, ecc.
6)
Mantenimento e rafforzamento del Servizio Civile, in alternativa alla carriera
militare e a parità di trattamento economico, con compiti di solidarietà
sociale e di assistenza.
7) Immediata
creazione di un corpo di medici, assistenti sociali, psicologi, ecc., oltre ad
un effettivo aumento delle risorse umane nei servizi già predisposti, che
operino in base al territorio con il compito specifico di seguire pazienti con
difficoltà d’inserimento sia fisico che psicologico.
8) Creazione
di spazi adatti alla socializzazione e all’espressione sociale di tutte le
persone, con particolare riguardo a quelle con difficoltà di inserimento, utilizzando,
per esempio, le strutture delle scuole che sono oggi inutilizzate per almeno la
metà del tempo, oltre a tutti gli edifici di proprietà di enti pubblici oggi
inutilizzati.
9) Priorità
assoluta nelle voci del bilancio dello Stato alla solidarietà sociale rispetto
ad altre voci (per esempio la Difesa).
10) Introduzione,
a livello nazionale, di un contributo (equiparato alle tasse applicate ai dipendenti
e alle imprese), applicabile alle transazioni speculative nel mercato dei valori.
In questo modo si verrebbe a creare il fondo necessario all’assolvimento delle proposte
elencate finora.
mercoledì 27 giugno 2018
LE PROPOSTE UMANISTE PER LA SALUTE
Situazione attuale
L’Italia è uno dei paesi
dove maggiore è la speranza di vita alla nascita. Dagli anni ’70 sono diminuite
le malattie cardiovascolari, la mortalità infantile e sono state debellate
molte malattie infettive. Ma le disuguaglianze riguardo allo stato di salute
non sono diminuite e, al contrario, sono addirittura aumentate: le persone più
abbienti e con maggior reddito hanno una speranza di vita più alta e sono soggette
a meno malattie e disabilità che i poveri.
L’obiettivo delle
riforme sanitarie degli ultimi decenni è stato quello di far quadrare i conti e
per questo sono state introdotte vere e proprie “regole di mercato” con il pretesto
di aumentare l’efficienza del servizio.
Il peso crescente della
spesa sanitaria privata, l’introduzione di meccanismi di gestione privatistici,
l’aumento dei ticket, le campagne di diffamazione indiscriminata della sanità pubblica,
il prevalere delle ragioni di bilancio su quelle della salute della popolazione,
hanno il loro correlato nel deterioramento delle condizioni di lavoro degli
operatori medici e infermieri e nella grave carenza di cure per i malati
cronici, gli immigrati, i poveri, i disoccupati, le persone a basso reddito e
tutti coloro che non possono permettersi le cure di un centro specializzato
privato.
Proposte
- La gratuità e la buona
qualità dei servizi sanitari devono essere garantiti per tutti gli abitanti.
- La Salute è un diritto
acquisito al momento della nascita e in nessun caso può diventare un affare economico.
- No a qualsiasi forma
di privatizzazione, aperta o mascherata, della Sanità.
- Abolizione
dell’aziendalizzazione e di tutti i ticket (partecipazioni al costo) per le prestazioni
sanitarie, siano essi in base al tipo di servizio o al reddito.
- La quota del PIL
destinata agli investimenti (che non si chiameranno più “spese”) nella Sanità
dovrà corrispondere ad una percentuale calcolata per garantire buona qualità e
gratuità dei servizi sanitari per tutti gli abitanti, con un maggiore apporto
alla quota destinata alla prevenzione e alla ricerca.
- Le ASL (Aziende
Sanitarie Locali) si trasformeranno in ASD (Aziende Sanitarie Democratiche),
decentrate uniformemente sul territorio, con risorse gestite direttamente (e non
assegnate dalla Regione) secondo la quota capitaria assegnata dal SSN. La gestione
delle ASD sarà in mano a tutti coloro che operano in essa (personale medico,
infermieristico, tecnico, ecc.) e a rappresentanti degli abitanti destinatari
del servizio in quel distretto.
- Il medico di base avrà
un massimo di 500 assistiti a parità di salario.
- Assunzione di tutti i
medici disoccupati per adibirli a: attività di prevenzione ed educazione
sanitaria (scuole); servizi a domicilio e territoriali per anziani, malati psichiatrici.
- Abbattimento (grazie
soprattutto alla riforma delle ASD) dell'80% delle procedure burocratiche.
- Potenziamento
dell'Assistenza Domiciliare.
- Attività di
prevenzione e di diagnosi precoce in tutti gli ambienti sociali.
- Per tutti gli
stranieri gli stessi diritti e le stesse opportunità dei cittadini italiani.
- Riconoscimento e
regolamentazione delle medicine alternative, come complemento della medicina convenzionale
all'interno del sistema sanitario pubblico e gratuito.
lunedì 25 giugno 2018
LE PROPOSTE UMANISTE PER IL LAVORO
Il continuo progresso tecnologico e l’impiego di capitali in
manovre speculative stanno sempre più riducendo i posti di lavoro; è ormai
palese che il lavoro non è più un elemento fondamentale nel processo di creazione
di ricchezza. E, paradossalmente, il sogno dell’uomo della liberazione dal lavoro,
si sta trasformando in un incubo. L’uomo odierno soffre di “alienazione da
lavoro”, si appiattisce completamente nella sua attività lavorativa, quasi come
se questa fosse divenuta l’unico indicatore della riconoscibilità di un essere
umano all’interno di un sistema dove le persone assumono sempre meno
importanza.
Premesso che riteniamo che il lavoro non deve assumere un
ruolo così importante nella vita delle persone e che dovrebbe essere garantita
a ognuno la possibilità di vivere senza lavorare, le nostre proposte
principalmente sono finalizzate a:
- una serie di riforme economiche che consentano il
PASSAGGIO GRADUALE DAL LAVORO COME PRODUZIONE (che mira solo a una crescita
esponenziale senza ragione e senza perché) AL LAVORO COME SERVIZIO, dove la
produzione non è finalizzata solo ai beni e alle merci, ma è anche erogazione
di tempo, di cura, di relazione.
Inoltre, di fronte allo scenario attuale, dove le grandi
company fagocitano le piccole aziende, dove il “grande capitale”, dopo aver privatizzato
gli enti, si sostituisce allo stato come fornitore di servizi mettendo la gente
in una condizione di precarietà, proponiamo:
- LEGGE SULLA PROPRIETÀ DEI LAVORATORI NELL’IMPRESA, per consentire
l'accesso dei lavoratori alla proprietà dell'azienda per prendere parte alle decisioni.
- LEGGE SULLA SPECULAZIONE, per riportare i capitali nelle
aziende invece di vederli finire nella speculazione.
- LEGGE PER IL REDDITO SOCIALE, per garantire a tutti coloro
che sono stati espulsi dal mercato del lavoro o non riusciranno mai ad entrarvi,
un livello di vita degno di tale nome.
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