L’uomo di oggi – l’uomo occidentale - si presenta ricco di strumenti ma povero di fini e di valori. Le conseguenze di ciò sono evidenti:
- il progresso scientifico viene misurato in termini di prestazioni di macchine, prescindendo dalla valutazione dei bisogni individuali e collettivi coinvolti;
- la produzione tende a essere finalizzata a se stessa nella ripetizione di modelli meramente quantitativi. Da un lato mai come oggi l’umanità ha potuto disporre di risorse materiali e di un potenziale tecnologico tanto cospicui, dall’altro la gestione incoerente di questo enorme patrimonio di ricchezza può procurare una mole di costi e di sofferenze, per il vivere individuale e collettivo, superiore ai benefici immediati apparenti;
- la finanza guida i processi di globalizzazione. Il volume degli scambi finanziari è molto superiore al volume degli scambi reali. Attraverso fusioni e acquisizioni si esprime, in molti casi, il gioco pericoloso della moltiplicazione di una ricchezza che non cresce. Ciò genera ulteriori squilibri;
- persiste e si allarga, di conseguenza, il divario tra il nord (saturo e anziano) e il sud del mondo in cui si concentra ormai la maggioranza dei giovani;
- in Italia e in altri paesi industrializzati, il rientro dell’inflazione e l’aumento dei livelli di produttività sono avvenuti a scapito dell’occupazione e della solidarietà sociale. La politica economica finisce per esaurirsi nel controllo della congiuntura e nel governo delle grandezze monetarie e di bilancio. I “numeri" prendono il posto degli uomini, specie dei più deboli e quindi più bisognosi di “stato sociale”.
Ma contrariamente alle tesi del sistema dominante sull’inevitabilità della globalizzazione, sull’irreversibilità dei processi di liberalizzazione, deregolamentazione e privatizzazione in atto, è evidente che esiste la possibilità non solo di pensare sviluppi e finalità diverse, ma anche di riuscire a metterli in atto, dando vita nei prossimi anni a una società organizzata e governata su principi, meccanismi, istituzioni e poteri differenti da quelli predicati sino ad oggi, che vanno in una direzione in cui l’economia deve ritornare a essere una forma di amministrare le risorse materiali al servizio dell’essere umano, che rimane il nostro valore centrale. Quindi nell’ottica di una riforma umanista del sistema economico proponiamo:
- una legge che preveda la partecipazione diretta al capitale e alle decisioni dell’impresa da parte dei lavoratori, affinché possano collocarsi sullo stesso piano dell’imprenditore attraverso una compartecipazione nella gestione aziendale;
- la riforma del sistema fiscale in base al criterio dell’effettiva capacità contributiva (chi ha di più deve pagare di più e chi ha appena il reddito per sopravvivere non deve pagare nulla) e della corretta allocazione degli investimenti produttivi;
- la creazione della banca municipale senza interessi (per poter combattere l’usura);
- la tassazione delle speculazioni internazionali mediante:
a) l’imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie mondiali,
b) l’eliminazione dei paradisi fiscali,
c) la fine del segreto bancario.
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